2009 OSSERVATO SPECIALE

La corsa dell’Emiro

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Se rimani fermo troppo a lungo, muori. E’ la regola aurea di qualsiasi intrapresa capitalistica. Ha ispirato il rampantismo yuppie saccheggiato a piene mani da Hollywood ( chi non ricorda il mitico Gordon? ).  E’ stata la stella polare della New Economy che nella prima metà degli anni Novanta ha proiettato nell’olimpo dei multimiliardari la generazione di nerd che ha colonizzato la Silicon Valley.  Vale forse più che mai oggi. Di fronte a una prospettiva di recessione globale senza precedenti, chi si ferma è perduto. Al di là della mano statale – che può e deve intervenire oliando gli ingranaggi della macchina economica per farla ripartire – è agli ‘spiriti animali del capitalismo’ che si chiede un colpo di coda per tenere in piedi il sistema.  Riconversione della produzione, ripianificazione delle strategie aziendali, ripensamento dei prodotti, dei target, della loro collocazione sul mercato. Queste le parole d’ordine per cercare di giocare la partita della sopravvivenza.

Un esempio paradigmatico di questo spirito di adattamento viene dalle sabbie dorate del Golfo Persico, e da uno delle sette perle che compongono gli Emirati Arabi Uniti. Con meno di un ventesimo delle riserve petrolifere del fratello maggiore Abu Dhabi, la storia economica dell’emirato del Dubai si è progressivamente smarcata dal destino degli idrocarburi, specializzandosi nel turismo di alta gamma e soprattuto nel ramo immobiliare.

Nel 2006 sui 3.800 km quadrati della superficie di Dubai (circa 80 volte più piccola di quella italiana) erano dislocate il 23% delle gru da costruzione di tutto il mondo. Un rapporto strabiliante, che dà solamente l’idea di quello che sta accadendo in quella zolla desertica. Per il resto bastano alcuni nomi: Palm Jumeirah, Palm Jebel Alì – Waterfront,  Palm Deira, The World,  Atlantis.

Suggestioni esotiche che nascondono la più vasta, costosa, ambiziosa campagna di ingegneria urbanistica che l’uomo abbia concepito dai tempi delle piramidi. palm20island6

Deserto e acqua, gli elementi più ostili agli insediamenti umani, diventano risorse. Milioni di metri cubi di sabbia hanno strappato all’acqua migliaia di metri quadrati edificabili. Sono nate così le tre palme, micro-città costituite da un insieme di quartieri esclusivi collegati direttamente alla terraferma. E allo stesso tempo un piano di sviluppo economico che secondo le previsioni dell’emiro Mohammed bin Rashid Al Maktum dovrebbe fare di Dubai non solo il crocevia del turismo più esclusivo del pianeta, ma anche un bacino di raccolta per gli investimenti provenienti dai quattro angoli del mondo. E proprio il mondo è il tema scelto per una delle ‘follie’ che hanno avuto maggior successo sul mercato.

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Trecento isolotti, ognuno dei quali con le fattezze di una nazione, raggruppati nei 5 continenti, e visibili dall’aereo e dal satellite.

Il 2009 sarà l’anno della definitiva svolta verso il ‘verticismo’ architettonico. In tutti i sensi.

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La ‘One mile tower’, 1600 metri di altezza per polverizzare ogni record, l’unico edificio al mondo che avrà in funzione l’aria condizionata nei piani inferiori e il riscaldamento per quelli superiori contemporaneamente, e nel quale un appartamento potrà toccare anche i 30 mila dollari al metro quadrato, è il progetto di punta degli urbanisti dell’emirato. Lusso stremo tecnologie ‘stressate’ fino al limite. La ricetta di una città-stato da 1,5 milioni di abitanti per ritagliarsi uno spazio nella nuova geografia economica che emergerà dalla crisi in atto. Quando, ancora non è dato saperlo. L’importante è non rimanere fermi ad aspettare.

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A beautiful Mike

Le onde corte dell’esordio

 

Ottobre 1987 - giugno 1992

Ottobre 1987 - giugno 1992

Telemike. Il nome di uno dei suoi programmi di maggior successo contiene in sé la cifra del personaggio entrato nell’immaginario di milioni e milioni di telespettatori italiani. Mike Bongiorno senza ombra di dubbio è la televisione italiana, o quanto meno ne riassume i tratti più longevi e amati. Fin dalle prime puntate di quel Lascia o raddoppia  – trasmissione con la quale ha tenuto a battesimo la neonata RaiTv –  il suo volto è entrato nell’immaginario collettivo come il simbolo di un modello di intrattenimento. Leggero, popolare, disimpegnato, ma certamente capace di smarcarsi dalle rarefazioni intellettualistiche per soddisfare il gusto profondo del pubblico del dopoguerra, desideroso di svagarsi, ma anche di essere protagonista. Il Quiz a premi – format che il giovane Bongiorno importa dagli Usa all’inizio degli anni Cinquanta, dove spopola ormai da anni – ne è l’esempio più clamoroso.
Un aspetto poco conosciuto delle sua straordinaria carriera  riguarda il periodo immediatamente successivo alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il giovane Mike, detenuto prima nel carcere di San Vittore a Milano, poi in alcuni campi di detenzione tedeschi, torna nella terra natia, in America.
Un ritorno alle origini importantissimo perché sarà lì che farà la sua gavetta. Negli States apprenderà le tecniche della comunicazione promozionale che faranno la fortuna sua e di decine di aziende una volta tornato in Italia.

Il debutto di Mike avviene  sulle onde corte della radio: partecipa infatti a Voce dell’America. Questa trasmissione, come Radio Londra, trasmetteva le notizie sull’andamento del conflitto, ed era molto ascoltata nei territori ancora occupati in Europa. Mike nei primi mesi del 1945 inizia la sua collaborazione, scrivendo articoli, e parlando ai microfoni per raccontare la sua esperienza di reduce di guerra.
In quel periodo inizia a collaborare anche con la più importante agenzia pubblicitaria
Italoamericana, la Pettinella Advertising Company, scrivendo i testi per pubblicizzare i prodotti tipici italiani, soprattutto pasta, caffè e digestivi.
Il 1946 è l’anno della svolta. Le due principali stazioni radio in lingua italiana a New York all’epoca erano la WOV e la WHOM. Quest’ultima era di proprietà del magnate dell’editoria e dell’edilizia Generoso Pope, il quale controllava anche il Progresso Italo-Americano, il più venduto quotidiano italiano d’America. Attraverso l’amicizia che lega Petttinella e Pope Mike ottiene di poter collaborare anche con la WHOM. Il primo incarico è il log keeper, ossia tenere sotto controllo gli orari dei palinsesti. Il salto nell’etere avviene per caso. Una sera un annunciatore non si presenta al lavoro. Tocca a Mike sostituirlo. Fu un successo immediato.
In breve ottiene la conduzione di un programma tutto suo di canzoni. Il suo pubblico di riferimento sono le ‘spose di guerra’ – italiane che si sono sposate con i militari delle forze di occupazione americane e li hanno seguiti negli Usa: ogni sera lo bombardano letteralmente di telefonate per richiedere le loro canzoni preferite. Inoltre Mike, con il suo accento del Nord, raccoglie molti apprezzamenti da parte del pubblico, prevalentemente composto da donne originarie del Sud Italia.
Accanto alla conduzione Mike deve occuparsi della parte specificamente promozionale. Gli sponsor sono i più disparati, prevalentemente prodotti italiani di largo consumo.

Pasta, oli, digestivi…Grazie all’esperienza accumulata nell’agenzia pubblicitaria di Pettinella, Mike è in grado di garantire un ottimo ritorno economico alle aziende. Inoltre la naturale spigliatezza riesce a rendere i momenti promozionali occasioni di spettacolo.  Un’attività nella quale riesce benissimo, e anzi spesso l’aumento degli ascolti è legato proprio alle sue performance pubblicitarie.

Il segreto? Crederci…nel prodotto!

Lorenzo Strona, presidente Unicom

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We can too!

L’onda monta dal basso

 

Barack ha vinto perchè ha sfondato al centro. Lo dicono i sondaggi, che rivelano come il candidato democratico abbia convinto proprio quella classe media che ha assorbito, nei propri redditi, e nella propria capacità di spesa, gli effetti devastanti del ‘credit crunch‘. Lo confermano gli analisti politici sulle due sponde dell’Atlantico, concordi nel collocare la forza del messaggio di cambiamento di Obama proprio nella sua capacità di far suonare le corde più profonde della ‘middle class’, la stragrande maggioranza della forza lavoro degli Usa, la più disorientata dalla crisi di Wall Street. 

Il ‘change’ ha fatto breccia nei loro cuori. 

Per noi sarà più che sufficiente dare uno sguardo alla mappa elettorale 2008, e confrontarla con quella del 2004, relativa alla vittoria di J. W. Bush sul democratico Jhon Kerry.

Un’ideale linea di faglia blu (il colore dei Democratici) percorre il paese da Ovest a Est, tracciando il percorso del ‘miracolo’ obamiano, quello di essere riuscito a conquistare stati storicamente legati al Partito Repubblicano. Nevada, New Mexico, Colorado, Indiana, Nord Carolina, fino alla Florida e all’Ohio, ‘feticcio’ di tutti i presidenti che il Grand Old Party è riuscito a insediare alla Casa Bianca negli ultimi 40 anni.

Quale la chiave di un successo di questa portata?  La maggioranza delle persone è portata a sposare la tesi ‘messianica’ di un Obama portatore di un messaggio di novità, speranza e opportunità, capace di riverberarsi sulla sua politica in maniera così coinvolgente anche, o soprattutto, grazie alla sua straordinaria facoltà oratoria. La politica di Obama è Obama, si è sentito spesso ripetere. E anche se l’affermazione non è del tutto campata  in aria, rischia di fare passare in secondo piano un aspetto altrettanto significativo. Mai come in queste elezioni un candidato ha saputo coinvolgere il proprio elettorato nella pratica quotidiana della campagna elettorale, giorno per giorno, sfruttando, magistralmente questo sì, tutte, ma proprio tutte le opportunità di socializzazione offerte dal Web 2.0.

Come si legge nella sezione di BarackObama.com dedicata ai canali di contatto in rete, Obama is everywhere: MySpace, Facebook, Flickr, Youtube, sono solo le più conosciute (in Europa) piattaforme di socializing sulle quali Obama è sbarcato. Un’attenzione ai canali non tradizionali di formazione, trasmissione, e incremento del consenso seconda solamente alla sua capacità di creare, organizzare, e stimolare gruppi umani.

In questo ambito la sua storia personale ha un ruolo fondamentale. Risale al 1985 la prima esperienza di Obama in un community service (i nostri sevizi sociali).  Da quel momento in poi, la sua carriera di avvocato prima, di professore universitario poi, sarà sempre intrecciata con il mondo del disagio sociale, con l’esperienza delle minoranze. Dare voce a queste minoranze sarà la carta vincente per muovere i primi passi nel mondo della politica. Organizzare il consenso attraverso la creazione di reti capillari il suo marchio di fabbrica. Lo strumento per farlo era a portata di mano. Internet, ovviamente.

Qual è il social network più frequentato del momento? Facebook. Una potenza da oltre 100 milioni di utenti e valutata 16 miliardi di dollari. Facebook lo ha creato un diciannovenne nel 2004 insieme a a tre amici. Cosa ci sarebbe di meglio che farsi fare un sito da uno smanettone del loro calibro? Obama ha fatto di meglio, ha arruolato uno dei fondatori di Facebook, Chris Hughes, e si è fatto costruire questo…

MyBarackObama.com – “Il più innovativo esperimento di comunicazione politica mai lanciato su Internet. Una macchina da guerra che nasce on line, ma agisce sul territorio”, come lo ha definito Giuliano Da Empoli nel suo Obama. La politica nell’era di Facebook

Questa l’arma segreta che ha permesso a Obama di schierare sul territorio un vero e proprio esercito di volontari, addestrati ‘militarmente’ da  esperti in community building, responsabili dell’organizzazione porta a porta della campagna.

Ecco un esempio di cosa erano i ‘Camp Obama’:

Sono stati loro, i volontari, la spina dorsale della campagna: fondamentali nei caucus states durante le primarie, insostituibili durante l’arruolamento nelle liste elettorali di quanti non avevano mai votato in vita loro, con un’attenzione particolare per gli appartenenti alle comunità afroamericana e ispanica. Milioni di voti sono venuti proprio da lì.

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Lo sbarco è previsto tra 98 giorni

Wired Italia – Direttore Riccardo Luna (ex de ‘Il Romanista’) – nuova release di Condé Nast

In diretta la tavola rotonda

In rete il fratello maggiore , oggetto cultural-cult nel mondo

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Felici di essere ospitati

Un post di Cosmopolis sbarca anche su qualcosa di più serio…Grazie Nico!

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Obama è adesso

Questo è anche il mio presidente

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Il 30 ottobre a Milano

Io e il mio compare Manfredi ci siamo fatti un giro in piazza

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Una volta accadde per davvero. Non servì a nessuno

Pier Paolo Pasolini, poeta, artista, rompicoglioni, uomo, ha scritto questa cosa 40 anni fa.              

Valle Giulia è un fantasma che in molti, di tutti i colori,  si eccitano ad agitare. Ciclicamente.
Io non credo che queste persone abbiano la coscienza pulita.
In ogni caso leggere quanto segue è sempre un buon esercizio.

È triste. La polemica contro
il PCI andava fatta nella prima metà
del decennio passato. Siete in ritardo, figli.
E non ha nessuna importanza se allora non eravate ancora nati…
Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi
quelli delle televisioni)
vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio
delle Università) il culo. Io no, amici.
Avete facce di figli di papà.
Buona razza non mente.
Avete lo stesso occhio cattivo.
Siete paurosi, incerti, disperati
(benissimo) ma sapete anche come essere
prepotenti, ricattatori e sicuri:
prerogative piccoloborghesi, amici.
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte
coi poliziotti,
io simpatizzavo coi poliziotti!
Perché i poliziotti sono figli di poveri.
Vengono da periferie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene
il loro modo di esser stati bambini e ragazzi,
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa della miseria, che non dà autorità.
La madre incallita come un facchino, o tenera,
per qualche malattia, come un uccellino;
i tanti fratelli, la casupola
tra gli orti con la salvia rossa (in terreni
altrui, lottizzati); i bassi
sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi
caseggiati popolari, ecc. ecc.
E poi, guardateli come li vestono: come pagliacci,
con quella stoffa ruvida che puzza di rancio
fureria e popolo. Peggio di tutto, naturalmente,
e lo stato psicologico cui sono ridotti
(per una quarantina di mille lire al mese):
senza più sorriso,
senza più amicizia col mondo,
separati,
esclusi (in una esclusione che non ha uguali);
umiliati dalla perdita della qualità di uomini
per quella di poliziotti (l’essere odiati fa odiare).
Hanno vent’anni, la vostra età, cari e care.
Siamo ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia.
Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete!
I ragazzi poliziotti
che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione
risorgimentale)
di figli di papà, avete bastonato,
appartengono all’altra classe sociale.
A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento
di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte
della ragione) eravate i ricchi,
mentre i poliziotti (che erano dalla parte
del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque,
la vostra! In questi casi,
ai poliziotti si danno i fiori, amici.
[…]
Pier Paolo Pasolini

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Questa sera Party Faceebok Milano…L’attesa

Realizzato da me e colleghi del master in giornalismo della Iulm

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Dopo il Vietnam, Hollywood scopre l’Iraq

 

“873 bombe, compresa quella di oggi, signore”. Il curriculum del sergente William James e’ tutto in questo numero. E nello sguardo ‘disinnescato’ con cui guarda il suo superiore. 

Baghdad, Secondo Conflitto Iracheno. Compagnia speciale Bravo, artificieri dell’esercito. Quelli che intervengono quando il nemico è un ammasso di ferraglia pronto a esplodere. Quando la fanteria è ben al riparo dietro i tank blindati, ad aspettare che tu, in un modo o nell’atro, abbia finito il tuo lavoro. Dopo una manciata di secondi nei quali la vita scorre tra le mani. E tu sei solo, completamente.

Cinque anni dopo l’ingresso delle truppe americane in Iraq, “The Hurt Locker” di Kathryn Bigelow (esordio nel 1991 con “Point Break”, buona conferma con “Strange Days” nel 1999) ha lo spessore necessario per entrare a far parte del filone nobile della filmografia bellica statunitense. Dimostrando di aver assimilato la lezione delle icone del genere,  “Platoon”, “Full Metal Jacket”, “Il Cacciatore”, ma senza il desiderio di strafare, la regista ha optato felicemente per una cifra stilistica molto descrittiva, con una retorica delle immagini potentemente incentrata sulla realtà in situazione, sezionata secondo per secondo, in modo da mantenere l’attenzione dello spettatore freneticamente accesa.

Pimi piani, riprese in soggettiva, uso della steadycam, inserti documentaristici con riprese sgranate e disangolate, sono solo una parte del linguaggio espressivo utilizzato dalla Bigelow. La cifra distintiva della pellicola sta infatti nella resa efficace dell’isolamento e della perdita progressiva di umanità del protagonista – il sergente James – ottenuta attraverso un sapiente uso del silenzio. Solitudine e silenzio quando armeggia con i fili di una bomba. Solitudine e silenzio, rotto solo dal respiro fiaccato, quando indossa la ridicola tuta protettiva. Solitudine e silenzio durante le notti passate a sciogliere i ricordi in una bottiglia di whisky.

La parte meglio disegnata è proprio la sua. Instabile, ma capace di improvvisi slanci di affetto. Solitario e nonostante questo incredibilmente protettivo nei confronti di un bambino che lavora nel mercatino allestito per i soldati del campo. La schizofrenia degli affetti è l’estroflessione di un disagio interiore che si solidifica nell’assuefazione alla morte, al dolore, alla venatura di assoluta provvisorietà che assume ogni gesto quotidiano vissuto al fronte.

La ripetitività delle missioni, la meccanicità dei gesti che accompagna ogni operazione di disinnesco, strappano poco a poco il soldato che li compie dal suo orizzonte esistenziale, proiettandolo in uno stato di sospensione che altro non è se l’attesa della morte. Ogni gesto potrebbe essere l’ultimo. E proprio per questo ogni gesto perde di significato.

Così il ritorno alla vita domestica non può che essere traumatico, proprio perché la sicurezza riacquistata è vissuta da James come un disagio, un elemento ormai estraneo. E la mancanza di una ‘dose’ di adrenalina che doni l’illusione di essere ancora vivo è un vuoto insopportabile.

 

 

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